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"Ecce homo" - Lois Anvidalfarei

Updated: Jun 17, 2020

Mostra/Ausstellung "Ecce homo" - Lois Anvidalfarei

17.-30.04.2011

ore 10.00-12.00 + 16.30-19.00 Uhr Ostersonntag und Ostermontag geschlossen / Pasqua e Pasquetta chiuso

Vernissage Sa 16.04.2011 - ore 20.30 Uhr Paroles danora / Einleitung / Introduzione:Theologe Prof. Dr. Ewald Volgger OT l sona/ musikalische Umrahmung / accompagnamento musicale: Patrizia Rifesser.

La mostra de scultures nueves nes gëura n mond faszinënt di proiec atuei dl scultëur Lois Anvidalfarei che ie recunesciù a livel nternaziunel. Al zënter dla mostra ie daniëura l corp dla persona y tres chësc la faszinazion pe dut chël che ie fisich, da pië ite. Tres la grupa scultorea „Ecce Homo“, ie l spetadëur cunfruntà cun na situazion dramatica y cruva. L tritich  „Ecce Homo“ („Cëla, la persona“) ie l resultat dla nrescides y dla reflescions che Anvidalfarei à fat te si streda artistica nchin ?ën. Co possa pa mudé l corp dla persona? Co se cumportel pa te situazions desfrëntes? Y co possen pa l mëter n relazion cun l’ert, cun si storia culturela?

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La mostra di nuove sculture porta a una visione affascinante dei progetti attuali dello scultore internazionale Lois Anvidalfarei. Punto centrale della mostra nel Circolo Artistico e Culturale di Ortisei è ancora il corpo umano, attraverso esso la fascinazione di ciò che è fisico, carnale. Il gruppo scultoreo „Ecce Homo“, mette a confronto l’osservatore con una situazione drammatica e cruda: all’interno di una cornice disadorna, costruzione in legno, tre figure sospese  – una, quella in mezzo, appesa a una corda al suo costato, le altre due laterali riverse, i loro piedi annodati alla fune. Da sempre l’artista badioto Lois Anvidalfarei è immerso nella tematica – figura nello spazio. Nelle posizioni insolite, tra riposo, fluttuazione o cedimento e loro caduta, i corpi di Anvidalfarei toccano qualità diverse, straordinarie. Completamente contrarie all’esperienza quotidiana, capovolte dall’artista le nostre membra, componenti del nostro corpo portate a una comprensione radicalmente diversa. Una testa rovesciata verso il basso, si presenta di colpo come un’esperienza sculturale „astratta“, con svariate superfici ondulate, un braccio inclinato a dimostrazione di una parentesi, quasi margine di spazio. Un corpo sospeso, puro volume, anziché figura che racconta una qualsiasi storia. Il trittico „Ecce Homo“, concentra in qualche modo le ricerche e le riflessioni che Anvidalfarei ha fatto durante il suo percorso artistico fin’ora. Come può cambiare il corpo umano? Come agisce in determinate situazioni? E come rapportarlo all’arte, alla sua storia culturale? „Ecce Homo“ è un’interpretazione della parola „Ecco l’uomo (Guarda, com’è l’uomo)“.  Come allora ci appare nell’opera di Lois Anvidalfarei? Esso ci appare semplicemente come corpo, appeso come carne da macello. Forza drammatica naturalmente voluta, che esige un attento sguardo sulla forma e rispecchia il proprio contenuto quasi per intero. L’imperativo „guarda“ dirige l’occhio direttamente sulla carne e i dettagli di un corpo che attraverso la sua forzata e condannata posizione diventa astrazione delle proprie strutture fisiche. Il capovolgimento e l’inesorabilità – due prese artistiche che non provocano, bensì vogliono dimostrare – orientano l’attenzione alla sostanza dell’essere uomo: dapprima in senso letteralmente corporale, in seguito poi a una lettura metafisica delle opere di Anvidalfarei, anche per la loro analogia a un contenuto religioso. Entrambe riuniscono l’osservatore a una forza impressionante dell’umano.

Testo di Matthias Boeckl, Professore di storia e teoria dell’architettura all’Università di arti applicate di Vienna e caporedattore della rivista „architektur aktuell“ .

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Von Prof. Matthias Boeckl, Wien Professor für Geschichte und Theorie der Architektur an der Universität für angewandte Kunst in Wien und Chefredakteur der in Wien erscheinenden Fachzeitschrift “architektur aktuell”.

Die Ausstellung vermittelt mit neuen Plastiken einen faszinierenden Einblick in die aktuellen Projekte eines international etablierten Bildhauers im klassischen Sinne des Begriffs. Im Zentrum des Schaffens von Lois Anvidalfarei steht der menschliche Körper. Mit großen figuralen Objekten und Figurengruppen aus Stein und Bronze im öffentlichen Raum hat der Südtiroler Künstler aus dem Gadertal, der seine akademische Ausbildung an der Meisterschule von Joannis Avramidis an der Wiener Akademie der bildenden Künste erwarb, in den vergangenen Jahren viel Aufmerksamkeit erregt. In Bozen etwa hat er 2008 die Skulptur „Metanoia“ aufgestellt, die wie viele seiner Bildfindungen nur aus Einzelteilen des Körpers besteht – aus einem Kopf und einer Hand. Diese aufs Elementare reduzierte Geste fundamentaler menschlicher Regungen ergibt gerade im Kontext der hiesigen Gesundheitsschule viel Sinn. In Innsbruck entstand jüngst eine Gruppe von vier Figuren für die leeren Nischen der Barockfassade der Landhauskapelle. Auch hier bot Anvidalfarei innovative Aussagen zu uralten Themen der Plastik: Die Figuren balancieren gewagt an den Vorderkanten ihrer Nischen oder sind gar wieder auf Köpfe und Hände reduziert. Einfachste Haltungen und Gesten des menschlichen Körpers werden so – ganz abgesehen von ihren ungewöhnlichen Proportionen und Oberflächen – zu Metaphern kultureller Situationen. Auch das neueste Projekt von Anvidalfarei, das im Mittelpunkt der Ausstellung in St. Ulrich steht, befasst sich mit der Faszination des Körperlichen. Die Gruppe „Ecce Homo“ konfrontiert die Betrachter mit einer dramatischen Situation: In einem einfachen Rahmen aus 18 x 18 cm-Hölzern hängen drei Figuren – die mittlere in einem Seil, das um ihre Brust geschlungen ist und die beiden äußeren kopfüber nach unten. Der Holzrahmen zeichnet die Außenkanten eines 5 x 3 x 3 Meter großen, nahezu raumfüllenden Quaders nach. Nur an der Oberseite sind die Kanten auf einen mittig liegenden Balken reduziert, an dem die Figuren befestigt sind. Handelt es sich um eine Kreuzigungsgruppe? Warum sind dann die Figuren nicht ans Kreuz geschlagen, sondern mit Seilen befestigt? Auf welche Sinn-Ebenen spielt der Künstler an? (...)


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